Quando si parla di microimpresa domestica nel settore alimentare è facile incorrere in alcuni errori, che solitamente derivano dalla convinzione che “in casa” sia più facile, con meno restrizioni e praticamente a costo zero. Non è assolutamente così.
Barbara Esposti Apiccino, consulente d'Igiene degli alimenti di Cucina Nostra prova in queste righe a condividere alcune riflessioni.
Partiamo dal principio: il Regolamento CE 852/04 definisce (tra l’altro) i “requisiti applicabili ai locali utilizzati principalmente come abitazione privata ma dove gli alimenti sono regolarmente preparati per essere commercializzati”.
Quindi la stessa normativa che ci permette di produrre alimenti nella nostra cucina di casa contiene anche dei requisiti che dobbiamo rispettare; questo potrebbe significare fare alcuni interventi per portare i nostri locali ad essere conformi. Non dobbiamo inoltre dimenticare che, trattandosi di attività alimentare, entra in gioco l’Autorità Sanitaria che a sua volta potrà indicare ulteriori interventi per conformare gli ambienti.
I requisiti previsti sia dal regolamento che dalle interpretazioni e/o dalle indicazioni delle Autorità Sanitarie Locali sono solo in parte diversi o inferiori a quelli richiesti ai laboratori tradizionali e questo è facilmente comprensibile: trattando alimenti dobbiamo garantire sempre e comunque la salute del consumatore.
Il fatto che un cliente acquisti un prodotto in un negozio o se lo faccia recapitare a domicilio da una microimpresa domestica non fa differenza: quel prodotto deve essere “sano”, microbiologicamente sicuro e non deve comportare un rischio per la salute.
Inoltre, il regolamento parla prevalentemente di requisiti strutturali e non entra troppo nel merito delle procedure di lavoro, che dipendono evidentemente dalla tipologia di produzione che ciascuno vuole intraprendere. Pertanto, oltre a quanto previsto dai requisiti sopra citati, sarà necessario ed obbligatorio dimostrare che le proprie procedure di lavoro garantiscono la sicurezza del prodotto finito in modo scientifico e preciso; questo potrebbe tradursi nell’esigenza di specifici macchinari e/o attrezzature per gestire al meglio il processo produttivo.
Trattandosi di microimprese che operano in ambienti domestici è difficile – se non impossibile – fornire indicazioni generali e valide per tutti: si rischierebbe di dare informazioni inesatte o insufficienti e l’intenzione dell’Associazione è invece esattamente contraria: fornire al singolo associato gli strumenti e le possibilità di realizzare il proprio progetto di microimpresa domestica alimentare.
Barbara Esposti Apiccino – Consulente igiene alimenti e HACCP per Cucina Nostra APS
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